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Intervista a Daniele Gallo, ASeS: “Trasforma, un progetto per l’autonomia delle donne in Mozambico”

Abbiamo approfittato della presenza in Italia di Daniele Gallo, rappresentante Paese di ASeS in Mozambico, per raccogliere il suo punto di vista sul progetto TRASFORMA – Ilha Josina, Centro di Promozione Agricola e Nutrizionale.
L’iniziativa, attiva nella provincia di Maputo fino al 2025, punta a migliorare le condizioni di vita di oltre 150 persone – in particolare donne in situazioni di vulnerabilità – attraverso l’agricoltura sociale, la formazione in tecniche sostenibili e la promozione dell’autonomia alimentare.
Il progetto è sostenuto dalla Regione Veneto e vede il coinvolgimento di partner italiani e mozambicani, tra cui il Comune di Mirano, CIA Veneto, Donne in Campo Veneto, AJUCOM, AFRICARTE, CIA Serenissima Servizi e le istituzioni locali sanitarie e distrettuali.

  • Roma, aprile 2025 – Daniele Gallo, responsabile progetti esteri di ASeS (Agricoltori Solidarietà e Sviluppo), ci racconta i dettagli del progetto “Trasforma”, finanziato dalla Regione Veneto, che mira a trasformare la vita delle donne sieropositive a Ilha Josina, in Mozambico.

Domanda: Daniele, qual è l’elemento distintivo del progetto “Trasforma”?

Daniele Gallo: “Il nostro focus principale è l’autonomia delle donne. Certo, forniamo supporto sanitario e alimentare, ma l’obiettivo ultimo è che queste donne diventino agenti del proprio cambiamento. ‘Trasforma’ significa trasformare, e questo vale sia per la loro salute che per la loro capacità di costruirsi un futuro.”

Domanda: Come vengono scelte le beneficiarie del progetto?

Daniele Gallo: “La selezione è un processo cruciale e avviene in stretta collaborazione con l’unità sanitaria di Ilha Josina. Sono i professionisti sanitari locali a individuare le donne che possono beneficiare maggiormente del progetto, tenendo conto di criteri di vulnerabilità sociale, condizione sanitaria e motivazione a partecipare attivamente. Diamo priorità alle donne sieropositive, con particolare attenzione alla prevenzione della trasmissione verticale dell’HIV e alla salute delle madri e dei bambini.”

Domanda: Come fate concretamente a evitare la dipendenza dagli aiuti esterni?

Daniele Gallo: “È una domanda fondamentale. Abbiamo imparato dagli errori del passato, quando la cooperazione si limitava a fornire assistenza senza creare le basi per la sostenibilità. Il nostro approccio si basa su tre pilastri:

  1. Integrazione con i piani locali: Non arriviamo con soluzioni preconfezionate. Lavoriamo a stretto contatto con le autorità mozambicane per integrare le nostre azioni nei loro piani di sviluppo. Questo significa che supportiamo le iniziative già esistenti, potenziandole con la nostra esperienze in agricoltura sociale.
  2. Capacità locale: Formiamo le donne affinché diventino autonome nella produzione di cibo nutriente. Non ci limitiamo a fornire alimenti, ma insegniamo loro a coltivare, a gestire le risorse, a vendere i prodotti. L’agricoltura sociale diventa uno strumento di emancipazione economica.
  3. Replicabilità del modello: Non vogliamo creare isole felici. Una volta che un modello di intervento si dimostra efficace, cerchiamo di replicarlo in altre aree del Mozambico, adattandolo al contesto specifico. Questo ci permette di diversificare i beneficiari e di non concentrare gli aiuti in un unico luogo, evitando la dipendenza.”

Domanda: Puoi farci un esempio concreto di come “Trasforma” stimola l’iniziativa personale?

Daniele Gallo: “Certo. Ad esempio, abbiamo creato dei piccoli gruppi di donne che gestiscono orti comunitari. All’inizio, forniamo loro supporto tecnico e logistico, ma gradualmente le responsabilizziamo nella gestione dell’attività. Imparano a pianificare le coltivazioni, a gestire i bilanci, a commercializzare i prodotti. In questo modo, acquisiscono competenze che vanno ben oltre la semplice agricoltura e diventano imprenditrici di se stesse.”

Domanda: Qual è il ruolo di ASeS in questo processo?

Daniele Gallo: “Noi siamo facilitatori, non sostituti. Il nostro compito è creare le condizioni affinché le donne possano esprimere il loro potenziale. Forniamo gli strumenti, le competenze, il supporto necessario, ma l’iniziativa deve venire da loro. In questo modo, garantiamo che il progetto sia sostenibile nel tempo e che le comunità locali si sentano protagoniste del proprio sviluppo”

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