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Expo: dai campi profughi ai campi coltivati, Ases-Cia illustra un progetto di cooperazione mondiale

L’agricoltura unica risposta all’esodo della disperazione. Il presidente Dino Scanavino: “Abbiamo dimostrato che un modello alternativo è possibile: coltivare la terra per alimentare la speranza e nutrire il pianeta”. Nel periodo 2010-2014 realizzati progetti per oltre un milione di euro tra Paraguay, Mozambico e Senegal.

L’esodo della disperazione si può fermare solo con l’agricoltura. Questo il messaggio che la Cia-Confederazione italiana agricoltori ha lanciato in Expo nel corso della giornata “Dalla terra la sola speranza di pace e sviluppo” organizzata da Ases, l’Ong promossa dalla Confederazione, che opera da anni in tutte le zone svantaggiate del mondo e oggi ha illustrato un progetto mondiale di cooperazione. Dino Scanavino, presidente di Cia e di Ases, ha ribadito come il modello portato avanti dalla Ong dei coltivatori italiani “ha dimostrato che è possibile una via diversa allo sviluppo della cooperazione internazionale”.

“E’ indispensabile -ha spiegato Scanavino- operare per creare, attraverso l’attività agricola, attraverso la valorizzazione delle comunità rurali e la promozione dei prodotti identitari dei diversi Paesi, una migliore condizione di vita delle popolazioni. La tragedia dei migranti che si sta consumando sulla sponda sud del Mediterraneo impone di trovare soluzioni durature capaci di ricostruire un tessuto economico e sociale tale da scongiurare la fuga disperata di quelle popolazioni. Noi abbiamo il dovere di contribuire alla crescita di quei Paesi; di rafforzare, attraverso l’impostazione di nuovi e maggiori programmi di cooperazione agricola, una politica di sviluppo sostenibile tale da offrire alle popolazioni, e soprattutto ai giovani di quei Paesi, una prospettiva”. Con i progetti di Ases, ha aggiunto, “abbiamo dimostrato che un modello alternativo è possibile: coltivare la terra per alimentare la speranza e nutrire davvero il pianeta”.

Con questa “giornata” Ases ha voluto raccontare in Expo le proprie esperienze di cooperazione internazionale, facendone derivare una sorta di format mondiale. I progetti di Ases-Cia, che ha dispiegato ingenti risorse nei suoi quasi 25 anni di attività, nascono tutti dall’ascolto delle esigenze delle popolazioni locali e si sostanziano come un intervento compiuto teso a migliorare la redditività delle colture, a impiantare tecnologie produttive, ma anche come sostegno alle esigenze d’istruzione, di assistenza sanitaria, di diffusione culturale. “Bisogna operare in tre direzioni -dice Scanavino-. Migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali, diffondere istruzione per consolidare know-how, rendere più produttive le colture anche attraverso l’uso della tecnologia e della ricerca. Questo è ciò che facciamo con Ases”.

Basti dire che solo tra il 2010 e il 2014 Ases-Cia ha portato a termine progetti per un valore di oltre 700 mila euro, in paesi come Paraguay, Mozambico, Costa d’Avorio, Angola e Senegal, a cui vanno aggiunti gli oltre 370 mila euro attivati con un progetto AATO in Paraguay per realizzare sette pozzi artesiani nel dipartimento di Misiones. Nel corso di quest’anno sono già stati attivati progetti per altri 158 mila euro in particolare in Mozambico e Paraguay come sostegno all’infanzia e per lo sviluppo rurale. Ma circa un venti per cento dell’attività di Ases si svolge anche in Italia, attraverso progetti (come in Lombardia o in Basilicata) tesi all’educazione alimentare e alla valorizzazione del patrimonio rurale. Tutti i progetti Ases sono in partnership con organismi internazionali, comunità locali, missioni cattoliche o di altre confessioni e sono sovente interamente finanziati dall’Ong della Cia.

Tra i progetti che Ases ha finanziato e concluso ci sono la coltivazione del riso per l’autosufficienza alimentare nella comunità rurale di Oulampane (Senegal), la realizzazione di centri sanitari e di accoglienza oltreché di orti nel distretto di Marromeu (Mozambico), la coltivazioni di menta e frutto della passione nel dipartimento di Misiones (Paraguay), lo sviluppo agricolo integrato della comunità rurale di Ouarkhokh (Senegal) attraverso la creazione dell’orto di villaggio, la costruzione di un asilo nel comune di N’Dalatando (Angola) finalizzato ad accogliere i figli delle donne lavoratrici presso un’azienda agricola sorta su un terreno di 70 ettari messi a disposizione dalla locale Diocesi.

Questi sono solo alcuni esempi dei piani portati avanti da Ases nel mondo e dei quali si è parlato oggi durante i lavori a Expo, nella Sala Convegni del Teatro della Terra nel Biodiversity Park. Dopo la relazione introduttiva di Claudio Guccinelli (direttore di Ases), sono intervenuti Livia Pomodoro (presidente Milan Center for Food Law and Policy), Antonio Gaudioso (segretario generale Cittadinanzattiva) e Andrea Sgarbossa per ENAMA. Successivamente son stati illustrati i progetti Ases nel mondo attraverso le relazioni di Giuditta Politi (presidente Cia Ancona) sulle attività in Mozambico, di Mario Maiorana (imprenditore agricolo) per l’Uganda, di Norberto Bellini (vicepresidente Ases) per illustrare i progetti in Paraguay, di Leone De Vita (Gruppo Abele) sulle attività in Costa d’Avorio, di Gianni Rasera (I Care Onlus) per il Senegal. E’ toccato invece a Davide Cinquanta (Università degli Studi dell’Insubria) tracciare il profilo di un progetto biennale che Ases sta sviluppando a Milano con particolare sintonia ai temi di Expo: “Nutrire la città che cambia”.

“Credo che l’esperienza di Ases sia la più sintonica con l’idea di Expo: nutrire il pianeta, energie per la vita -ha evidenziato il presidente Scanavino nelle sue conclusioni-. Come Cia abbiamo voluto porre l’attenzione sul tema imprescindibile di come, tramite l’agricoltura, si possa e si debba impostare un nuovo modello di sviluppo. E’ necessario operare per costruire una prospettiva economica a quelle popolazioni che oggi sono spinte all’esodo per disperazione. La cooperazione internazionale in campo agricolo è oggigiorno equivalente a un’azione di ‘peacekeeping’. Va assicurato reddito alle imprese e protagonismo sociale agli agricoltori innanzitutto per sfamare il pianeta, ma, affinché il diritto al cibo non sia un generico appello a risolvere l’emergenza alimentare -ha chiosato Scanavino- bisogna ridisegnare una mappa del nuovo sviluppo mondiale capace di soddisfare da un lato la richiesta di cibo e, dall’altro, di preservare le risorse naturali. E’ necessario, quindi, rafforzare nel contempo la lotta a pratiche come il ‘land grabbing’, come la privatizzazione delle risorse idriche, come la riduzione delle specialità agricole a commodity, che sono l’estrinsecazione di un modello che depaupera il pianeta, non risolve la questione alimentare e mortifica la centralità del valore agricolo”.

Cos’è e che fa Ases-Cia

Ases, l’Ong promossa dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, ha un’origine extra-nazionale. Venne fondata nel 1975 in Belgio su iniziativa di Norberto Bellini, che riunì un gruppo di persone per sostenere la popolazione paraguayana che viveva anni di estrema sofferenza. Nacque così il “Centre de Documentation Paysanne du Paraguay”. Al principio degli anni ‘80 queste iniziative furono avviate anche in Italia, dove si costituì nel 1986 la “Associazione Solidarietà e Sviluppo” (Ases) che assunse personalità giuridica con Atto notarile nel 1991. L’Ases oggi è un’Organizzazione non governativa (Ong), senza scopo di lucro e che si basa su di un supporto volontaristico dei soci e di chi intende dare il proprio contributo.

L’Ases, da sempre legata a doppio filo con la Confederazione italiana agricoltori da cui Norberto Bellini e molti degli associati provenivano, nel 2002 ha rafforzato questo legame che è stato ufficialmente sancito nel 2003 attraverso la formalizzazione, da parte della Presidenza nazionale della Cia, dell’incarico dato ad Ases di svolgere il ruolo di struttura abilitata ad attività di cooperazione internazionale allo sviluppo per conto della Confederazione. Da quell’anno il presidente nazionale di Cia ha assunto anche l’incarico di presidente di Ases. Nel corso del 2008 si sono costituite sedi locali di Ases presso le strutture regionali della Cia di Abruzzo, Lombardia e Lazio, seguite dalla Puglia nel 2010 e da Marche, Basilicata e Trentino nel 2011.

Per la sua storia e la sua origine, l’Ases ha operato principalmente in favore del Paraguay, ampliando nel contempo la sua azione ad altri paesi dell’America Latina e dell’Africa. Ha realizzato progetti di cooperazione, per la maggior parte cofinanziati dall’Unione Europea, in Paraguay, Brasile, Bolivia, Mozambico, Ruanda, Perù, Repubblica Democratica del Congo, Angola, Costa d’Avorio e Senegal. In circa venticinque anni di vita Ases ha completato quasi sessanta progetti di sviluppo beneficiando diverse centinaia di migliaia di persone, con un’erogazione totale di circa 12,5 milioni di euro.

L’Ases realizza progetti in forma integrata a favore dei piccoli produttori agricoli (donne e uomini) dei Paesi in Via di Sviluppo per assicurare:

  • Una dimora dignitosa alle famiglie che vivono in ambito rurale.
  • Sostegno all’accesso delle famiglie rurali ai servizi educativi ed igienico-sanitari di base.
  • Accesso a terra fertile ed acqua per i contadini di scarse risorse, soprattutto donne.
  • Lo sviluppo di strutture di immagazzinaggio e di trasporto locali.
  • Accesso per i piccoli produttori ai mercati locali, regionali e globali.
  • Partecipazione dei piccoli produttori e delle loro rappresentanze nelle discussioni politiche.
  • Sostegno alle cooperative contadine locali e altre forme di organizzazione collettiva nella filiera agricola.

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