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Paraguay: la cooperazione in tempi di emergenza sanitaria

Paraguay: la cooperazione in tempi di emergenza sanitaria

In risposta all’emergenza sanitaria causata da COVID-19, il Paraguay, che per primo in America Latina ha compreso le drammatiche conseguenze del contagio e la facilità con la quale si trasmette, in accordo con le indicazioni arrivate dall’OMS ha subito disposto la chiusura di tutte le frontiere e una quarantena nazionale fino al 12 aprile. Da martedì 10 marzo sono state chiuse scuole, Università, centri commerciali nonché cinema, bar e ristoranti, inoltre sono stati sospesi tutti gli eventi sportivi e culturali.

Oltre alla quarantena obbligatoria per chi entra nel Paese è stato vietato l’ingresso agli stranieri non residenti. Dal 16 marzo, è in vigore il coprifuoco dalle 20 alle 4 ora locale. Fonti governative affermano che ad oggi si contano 96 positivi, 3 morti e che i tamponi che vengono effettuati giornalmente sono 100.

Ad alimentare le tensioni non solo la questione sanitaria, il Paraguay infatti ora rischia di dover affrontare anche un disordine sociale: vi sono infatti fortissime pressioni da parte di imprenditori e lavoratori autonomi affichè vengano riaperte le loro attività mentre medici, personale sanitario e molti cittadini chiedono il totale lockdown.

A preoccupare è il fragile, e non preparato, sistema socio-sanitario, da sempre poco efficiente,  che oggi rischia il collasso definitivo dato che deve anche affrontare le conseguenze della Dengue, una malattia infettiva tropicale, che ha colpito il paese nei mesi scorsi. In questo contesto l’impegno  di ASeS a favore dei bambini abbandonati continua senza sosta nell’assoluto  rispetto delle delibere governative per arginare la diffusione del Covid-19.

Nel Centro Pedagogico Ñemity,  dove sono rimasti circa 10 adolescenti minorenni beneficiari del nostro progetto di agricoltura sociale “Costruiamo un futuro dignitoso”, gli altri sono stati affidati agli educatori che ha preso in carico un giovane nella loro abitazione, non si registrano fortunatamente casi di positività. Pur nella distanza imposta dal Governo continuano i contatti giornalieri ed è stato anche fabbricato un sistema per lavarsi spesso le mani.  Non potendo seguire le attività all’aperto i giovani vengono coinvolti in iniziative che si possono fare all’interno della struttura dove sono protetti e seguiti. Attualmente gli orti non possono essere coltivati mentre i piccoli animali vengono quotidianamente accuditi, sempre seguendo le rigide disposizioni  ministeriali.

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