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“Ogni volontario di servizio civile dovrebbe intraprendere almeno una volta un’esperienza di missione fuori sede”

Le testimonianze danno sempre un valore al nostro impegno per questo pubblichiamo quella di Giuliano Mancuso, un giovane che ha scelto di aderire al Servizio Civile per unirsi ad ASeS. Giuliano ha vissuto un’esperienza diversa, sicuramente unica, nel documentare le attività in corso nel progetto Alpe Brunedo di ASeS. In questo resoconto, ha voluto prima condividere le tappe di questa avventura per poi concludere con le emozioni e le sensazioni

“In veste di operatore di Servizio Civile per raccogliere materiale fotografico da usare sui i vari portali di ASeS, sono stato invito a fare da assistente alla fotografia del tirocinante, sempre di ASeS, Yuri, per la realizzazione di un documentario sul progetto di Alpe Brunedo.
Siamo partiti da Roma Termini alle 6 di mattina con il Frecciarossa e alle 9 eravamo già a Milano, da lì ci siamo spostati con la metro per raggiungere il luogo di incontro con Dario Olivero, componente del consiglio di amministrazione di ASeS e coordinatore di ASeS-Lombardia, che ci ha portati fino alla Cascina Contina, dove abbiamo passato l’intera giornata. Li abbiamo cominciato le riprese del documentario, raccolto informazioni e intervistato le persone che ci vivono. Siamo riusciti ad intervistare 4 ragazzi della comunità che ci hanno raccontato la loro storia e esperienza con Contina; le interviste sono state realizzate rispettando le norme sulla privacy, per questo ogni intervistato ha firmato una liberatoria. Infine abbiamo intervistato Giovanni Gaiera operatore di Contina per meglio comprendere il funzionamento della Cooperativa ascoltando la voce di un operatore che, oltre a lavorare, vive la sua vita lì in Cascina.


All’indomani svegliati di buon’ora siamo stati accolti da Osea Bianchi, gestore e figlio del fondatore di Contina e Alpe Brunedo. Grazie ad Osea che ci ha fatto da Virgilio sulla lunga tratta da Contina fino ad Alpe Brunedo abbiamo potuto assistere alla bellezza incantevole del lago di Como. Dopo questo lungo viaggio siamo arrivati all’alpeggio a quota 1300m, accolti da un panorama montano mozzafiato. Nella giornata poi abbiamo fatto un sopralluogo del posto per individuare il luogo perfetto per le riprese, io intanto ho raccolto molto materiale fotografico. Venerdì siamo riusciti ad intervistare un ragazzo accompagnato dal suo gruppo, che è cresciuto in questa zona e ci ha raccontato la storia di questo alpeggio.
Sabato abbiamo concluso le riprese dell’alpeggio sia nel suo interno che all’esterno e abbiamo intervistato Osea Bianchi che era il nostro obiettivo primario. Dopo pranzo siamo stati accompagnati con il gruppo di ospiti dell’alpeggio fino a 1800m al confine con la Svizzera dove abbiamo potuto realizzare del materiale video perfetti per il documentario. Infine Domenica svegliati all’alba abbiamo raccolto la nostra attrezzatura e accompagnati fino a Dongo abbiamo fatto ritorno verso Roma. Dal paesino di Dongo abbiamo raggiunto Colico, poi la stazione di Milano Centrale e finalmente siamo arrivati a Roma.Tante le emozioni emerse nel corso di questa “gita-impegno” nel nord Italia durante la quale ho realizzato un documentario insieme al mio amico e collega Yuri, anche lui operatore di Ases, che attraverso il suo obiettivo ha saputo testimoniare le storie e le sfide delle persone che abitano quelle terre remote. La mia passione per la fotografia ha arricchito il progetto, permettendoci di narrare visivamente emozioni e realtà. Ogni scatto e video era una finestra sulle vite affrontate con resilienza. Mettermi in gioco non significava solo catturare immagini straordinarie, ma anche dare voce a chi spesso resta in silenzio, trasformando la mia passione in uno strumento di sensibilizzazione sociale.

Questa esperienza mi ha arricchito molto, lavorare sul campo a fianco delle persone che ogni giorno si impegnano e danno il 100% di se stessi per gli altri, è stato un vero cambio di prospettiva, passare dall’ufficio all’esperienza sul campo. Vedere le persone dare un vero aiuto, dal vivo, ha aggiunto una dimensione tangibile alla solidarietà che tanto si discute a livello teorico.
Ogni volontario di servizio civile dovrebbe intraprendere almeno una volta un’esperienza di missione fuori sede. Questo non solo per allargare i propri orizzonti, ma anche per uscire dalla propria comfort-zone quotidiana e toccare con mano la realtà del lavoro sociale sul campo. Visionare direttamente gli sforzi sul campo e gli aiuti forniti offre una prospettiva tangibile e preziosa, arricchendo il senso di impegno e comprensione della comunità.”

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